Il Vino Rosso Toscano: scopriamo assieme le varie tipologie oggi disponibili!

Pubblicato: 24/08/2017 17:47:53

Il Vino Rosso Toscano: scopriamo assieme le varie tipologie oggi disponibili!

La Toscana è una regione dell’Italia centrale che tutti conosciamo bene. Molto apprezzata come terra sia dagli italiani che dagli stranieri (in particolar modo gli statunitensi sono famosi per la loro adorazione verso i luoghi che ha da offrire) grazie ai suoi magnifici borghi, alla sua cultura ed il territorio in generale: qui hanno visto i natali figure di alto spicco quali Dante Alighieri, Nicolò Macchiavelli, Leonardo da Vinci, Giorgio Vasari, Donatello, Michelangelo, la famiglia De Medici… E molti altri, ognuno ha lasciato un segno nella storia ben visibile.

La formazione del territorio è perlopiù collinare con promontori rimasti irti ed impervi che nel tempo hanno contenuto l’urbanizzazione da parte dell’uomo, poche pianure ed importanti massicci montuosi ed un’importante sbocco marittimo; essendo così variegata il clima cambia da zona a zona, presentandosi più umido intorno all’arco appenninico in particolar modo nella parte alta della provincia di Massa-Carrara e diventando sempre più secco avvicinandosi alla costa e alla parte sud della regione confinante con il Lazio. A quest’area della regione va una particolare menzione per avere l’unico deserto presente in Italia, sapevate della sua esistenza?
Si tratta del deserto di Aconna, vicino a Siena, è grane circa 150 chilometri quadrati e presenta un fondale di gesso, argilla e creta dove ben poche piante riescono ad attecchire e crescere influenzando ovviamente il clima della zona circostante; poco più in la infatti si trovano le piantagioni di quello che diventerà Brunello di Montalcino.

Veniamo dunque all’aspetto che più ci interessa: quello enologico. Come dicevamo sopra la speciale conformazione delle colline ha fortemente contenuto l’urbanizzazione arrivata appena al 4% della superficie totale, il che la rende perfetta per parchi naturali e boschi ma anche per l’agricoltura. La vite in particolar modo si è sempre distinta in questa zona d’Italia creando nel tempo una vera e propria tradizione discendente da generazioni intere, contribuendo al successo dei vini toscani nel mondo: pensate che le prime colture di vite nella regione risalgono agli insediamenti greci, che ben conoscevano la lavorazione del vino; successivamente la civiltà toscana per eccellenza, gli etruschi, mantenerono le coltivazioni portando avanti una vera tradizione i cui segni arrivano fino a noi.

Un prezioso e particolare reperto di come avvenisse la lavorazione ai tempi del regno etrusco (ma anche successivamente sotto l’Impero Romano) è Villa Settefinestre (a Capalbio, provincia di Grosseto) che possiede una completa “camera vinaria” come veniva anticamente chiamato il luogo adatto alla conservazione dei liquidi. Sono presenti finestre appositamente studiate per mantenere fresco l’ambiente, e le stesse finestre vedevano l’inserimento dell’uva nei torchi dalla quale veniva ottenuto il mosto, immediatamente trasportato con un sistema di raccolta e di canali al piano sottostante dove veniva poi immesso a fermentare in borse di cuoio o anfore appositamente adibite (l’uso del legno per tale pratica si diffonderà solo durante il medioevo).

C’è stato un tempo dove il vino di Settefinestre era apprezzato in tutte le province romane, numerosi sono i ritrovamenti di anfore recanti il suo nome per tutta l’Europa conquistata dai romani e questo tipo di lavorazione gettò la base che 2000 anni dopo lancerà la Toscana in tutto il mondo: anche se intorno al primo secolo dopo Cristo l’entrata in commercio dei prodotti iberici e gallici relegherà nuovamente i prodotti dell’Etruria al mercato locale la tradizione nella regione proseguirà imperterrita scavalcando conflitti, guerre ed epoche storiche. Dopo il decadimento del prestigio, senza l’impero romano a tirare le fila, non si può altro che risalire e dal medioevo al risorgimento i vini toscani sia bianchi che rossi crebbero sempre più di prestigio con quotazioni al barile molto interessanti per l’epoca.

Un fatto storico di sicura rilevanza è la direttiva del 1716 firmata da Cosimo III De Medici che impone la produzione di vini storici quali Chianti, Pomino, Carmignano e Val D’arno di Sopra esclusivamente nelle aree geografiche di appartenenza e che prima di essere esportati e commercializzati dovessero passare un controllo qualità eseguito dalla “congregazione del vino”, organo appositamente istituito: è a tutti gli effetti quella che oggi chiamiamo Denominazione Protetta DOC, messa nera su bianco secoli prima della moderna enologia.

Vediamo dunque del vino rosso toscano esistente ai giorni nostri senza fare classifiche:

  • Toscana: Toscana IGT è la denominazione che prende tutta la regione e come ben sappiamo dalla gerarchia delle denominazioni si tratta del gruppo con più margine di manovra per impiego di uva e metodi di lavorazione. Non significa necessariamente che si parli di prodotti dalla scarsa qualità, qui si annidano infatti prodotti di un certo calibro come il GuidalbertoBelnero, Le Difese e Sassoalloro solo per citarne alcuni.

  • Chianti: come abbiamo visto sopra, è una delle più antiche e strutturate denominazioni presenti in Italia. Presenta diverse sotto-zone quali Pomino e Gallo Nero, ma la più importante resta quella centrale ed originale chiamata Chianti Classico. Grazie all’intuizione estremamente avanti con i tempi di Cosimo III nel 2016 questo consorzio ha potuto festeggiare i 300 anni di storia.

  • Brunello di Montalcino: è uno dei nomi enologici più altisonanti non solo della Toscana ma dell’Italia intera. Viene prodotto nei dintorni di Siena esclusivamente da uva Sangiovese ed anticamente si credeva che derivasse da una varietà di uva speciale chiamata appunto Brunello, prima che analisi scientifiche effettuate nel ‘800 determinassero si trattasse di nient’altro che uva Sangiovese; a quel punto il nome Brunello venne preso come riferimento per il nome del vino tipicamente prodotto qui. Il volume alcolemico minimo è 12,5% e deve essere invecchiato per almeno 2 anni in botti di legno e 4 mesi in bottiglia prima della commercializzazione.

  • Rosso di Montalcino: come suggerisce il nome si tratta del “fratello minore” del Brunello, Rosso di Montalcino è una denominazione DOC della zona di Siena che vede l’impiego di sola uva sangiovese ma al contrario del fratello maggiore l’invecchiamento obbligatorio è di un solo anno.

  • Bolgheri: se paragonata a Chianti e Brunello la denominazione Bolgheri è ancora un infante, la prima piantagione viene fatta risalire al 1944. In poche decine di anni conobbe però una escalation importante e già negli anni ‘80 il grande pubblico conosceva ed apprezzava il vino realizzato con i vitigni autoctoni ed internazionali della zona quali vermentino, cabernet e merlot tanto che dagli anni ‘90 ad oggi l’area di produzione è aumentata di 5 volte.

  • Vino nobile di Montepulciano: insieme a Chianti e Brunello, Nobile di Montepulciano è una delle denominazioni più antiche, una delle più storiche d’Italia, ed è stata la prima ad aver ottenuto ufficialmente il riconoscimento DOCG. Si produce con almeno il 70% di sangiovese ed un 30% a piacere del produttore con altre uve autoctone della zona e la maturazione prima della messa in commercio deve essere di almeno 2 anni, il volume alcolico minimo deve essere di 12,5%.


E la storia continua, la Toscana continua a stupirci dal punto di vista enologico riuscendo a trasformare i suoi prodotti. Pochi altri posti possono vantare un così ampio ventaglio di vini differenti provenienti però da un ceppo comune (in questo caso il Sangiovese). I vini toscani sono la dimostrazione lampante che per fare del (buon) vino non basta prendere dell’uva, schiacciarla e fermentarla: se così fosse sarebbero tutti uguali, invece i produttori toscani dimostrano infinite sfaccettature.

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